Semidei

09.02.2025

"Semidei" scritto e diretto da Pier Lorenzo Pisano – visto il 6 febbraio al Piccolo Teatro Melato – recensione di Adelio Rigamonti (nella foto "Semidei")

Semidei
Semidei

TRA COMMEDIA E TRAGEDIA: UN INTENSO GRIDO CONTRO LA GUERRA

Semidei di Pier Lorenzo Pisano si affida al recupero e alla rielaborazione dell'insieme di leggende, minori e meno note, fiorite attorno ai poemi omerici e si spinge anche oltre rivisitando altri classici posteriori alla saga omerica: nella seconda parte ho colto significativi interlacci come con le euripidee "Troiane".

Il testo efficace (forse occorrerebbe prestare maggiore attenzione all'uso dei congiuntivi) si muove tra i linguaggi più usati e conosciuti del Teatro, dalle origini all'oggi, la commedia e il dramma/tragedia.

Nella prima parte, prima della guerra di Troia, l'imponente e coinvolgente scenografia di Giuseppe Stellato è tutta virata all'oro sabbia, una sorta di spiaggia familiare con tanto di sedie sdraio e ombrellone; la gioia e la spensieratezza suggerite all'occhio sono bilanciate dai dialoghi dei personaggi che si alternano in spiaggia.

Alcuni sono personaggi/eroi molto giovani (Ettore e Ulisse con compagna e figli), padri da poco che proprio per questo vogliono evitare la guerra, pur essendo consci che quest'ultima è un destino che ineluttabilmente sovrasta tutti.

Diverte l'alterco comico tra la nereide Teti e Achille, che rimprovera la madre di non averlo reso immortale per via di quel tallone non immerso nello Stige e quindi conscio di dover soccombere in battaglia alla quale vuole sfuggire.

Diverte anche il duetto tra i fratelli Agamennone e Menelao: il primo guerrafondaio, solo perché la guerra va fatta, il secondo dai ragionamenti di innocente buon senso.

Dalla parte terrena sentimenti e paura, mentre da quella divina, grande scena di teatro, è un gran litigioso vociare, tipico di attuali diverbi condominiali, e Giove avrà il suo bel da fare per calmare gli animi rissosi.

Altra scena coinvolgente è quando dall'alto sul fondo del Melato appaiono divinità/pupazzi venti, che bloccano la ripartenza dalle navi achee, qui protagonisti anche i grandi aeratori della sala.

Con la drammatica scena dell'uccisione di Ifigenia per mano di Agamennone, per convincere gli dèi a smorzare i venti per concedere alle navi di ripartire verso Troia, scompare il solare, il gioioso e la sabbia diviene grigia cenere avvolta nel fumo.

Qui, come dicevo all'inizio, viene superata la saga omerica e si passa alla tragedia classica con sedute, prostrate nella cenere, Andromaca, Criseide ed Ecuba protagoniste eccellenti de "LeTroiane". Attorno si aggirano i vincitori della guerra che indossano enormi e ingombranti costumi disegnati con gran studio da Gianluca Sbicca: enormi di bottino e di frecce. Da qui tutto conduce, sopra vecchie filastrocche infantili, alla riflessione profonda sull'attualità dove con terribile forza emerge l'inutilità delle guerre.

La regia dell'autore Pisano è accorta, intelligente e, soprattutto nella prima parte, ambientata sulla spiaggia dorata, decisamente geniale e inventiva. Ma soprattutto occorre sottolineare come Pisano sappia gestire i temi del "prima" e del "dopo" di una guerra, che non viene portata in scena, solo una didascalia proiettata in alto, non vista, credo, da tutti gli spettatori, ma che è tuttavia il momento focale di tutto, da cui scaturisce la consapevolezza dell'inutilità, allora come ora, di qualsiasi guerra.

Il regista autore si avvale di un cast eccellente in ogni suo componente, attori che giostrano in continui cambi di personaggi. Doveroso è ricordarli tutti (compresi i cambi che avverranno nelle varie repliche): Francesco Alberici, Marco Cacciola/Michelangelo Dalisi, Pierluigi Corallo, Claudia Gambino, Pia Lanciotti, Caterina Sanvi, Eduardo Scarpetta.

Spettacolo che è giunto già apparentemente rodato ed equilibrato e che consiglio di non lasciarsi sfuggire.

Adelio Rigamonti