Pinocchio

09.02.2025

"Pinocchio" Compagnia del Teatro del Carretto - Regia di Maria Grazia Cipriani - visto al Teatro Menotti il 7 febbraio e recensito da Adelio Rigamonti (nella foto: Pinocchio con la Volpe e il Gatto)

Al Menotti un Pinocchio visionario, poetico e onirico

Finalmente ho potuto vedere un Pinocchio diverso, visionario, poetico e soprattutto onirico. Ho assistito infatti al Teatro Menotti al pluripremiato, in Italia e nel mondo,  "Pinocchio" della Compagnia del Teatro del Carretto fondata da Maria Grazia Cipriani e da Graziano Gregori, in questo spettacolo rispettivamente regista e scenografo, che assieme, in un'unità d'intenti tangibile, offrono un "artifizio" teatrale di prestigio.

Non credo si possa parlare di spettacolo adatto anche ai bambni perché, pur  non tradendo Collodi, mi sembra diffcile, se non si è adulti, e di molto adulti, comprendere ansie, turbamenti caratteristci dell'età di transizione tra l'adolescenza e la maturità.

Il "Pinocchio" del Teatro del Carretto non è solo narrazione parlata, è soprattutto una sequela di immagini penetranti in un scena ai limiti della notte nell'allestimento di Graziano Gregori: un palcoscenico vuoto circondato da assi nere che si aprono e chiudono, o in porte o finestrelle, rivelando personaggi od oggetti, soprattutto questi ultimi di non immediata comprensione. Sono personaggi od oggetti dell'immaginario collettivo atti a recuperare non solo quanto è rimasto nella memoria dalla lontana lettura del romanzo di Collodi, ma soprattutto le attese ansiose di un'inevitabile mutamento verso età mature.

Nel tutto revocato, di sovente Pinocchio, interpretato da un ottimo, a volte necessariamente ipercinetico, Giandomenico Cupaiolo, torna su sé stesso per ricordare e integrare lo svolgersi della storia con episodi mancanti nella visionarietà dello spettacolo. Geppetto assente come personaggio è tuttavia sempre presente e la sua vecchia giubba diviene simbolo/obiettivo di riscatto, di estrema richiesta di perdono nel passaggio tra adolescenza e maturità.

Dal Pinocchio della Compagnia del Teatro del Carretto escono gratificati occhi e orecchie. L'occhio è appagato dai costumi  dello stesso Gregori, gran trionfo di maschere e di inventiva (fantastica la lumaca strisciante, quasi lasciasse segni di bava, con al posto della chiocciola un secchio sul dorso). L'orecchio è sensibilmente appagato da quel sottofondo musicale in cui facilmente si riconoscono brani e arie di Leoncavallo e Puccini.

Occorre ricordare i prepotenti suoni/rumori di Hubert Westkemper presenti in quasi tutta l'opera ed essenziali per evocare le paurose angosce vissute nel ventre della balena/mostro assente dalla scena.

Un sincero applauso a tutti gli attori, fantastici nella gestioni di movimenti e tempi. Oltre al già ricordato Giandomenico Cupaiolo agiscono sul palco Elisa Bossi,Giacomo Pecchia, Giacomo Vezzani, Nicolò Belliti, Carlo Gambaro, Ian Gualdani e Filippo Beltrami.

Spettacolo profondo da vedere.

Adelio Rigamonti