Giovanna dei disoccupati
"Giovanna dei disoccupati" un apocrifo brechtiano - di e con Natalino Balasso - regia di Andrea Collavino - Al Teatro Carcano fino a domenica 23 novembre - visto il 19 novembre e recensito da Adelio Rigamonti

I testi di Bertolt Brecht furono la prima "affascinazione" che mi attrasse oltre sessant'anni fa al mondo del teatro. Ora antiche suggestioni me le ha regalate 'Giovanna dei disoccupati', libera riscrittura ispirata al grande drammaturgo tedesco, che Balasso propone come un apocrifo brechtiano ambientato nel presente, dove algoritmi, finanza digitale e comunità online sostituiscono i meccanismi industriali del capitalismo del Novecento.
Balasso riprende i nuclei centrali del teatro di Brecht — critica al capitalismo, denuncia dello sfruttamento, smascheramento dell'ipocrisia del potere — e li traspone nella realtà contemporanea. I suoi temi includono precarietà del lavoro, crisi sociale, manipolazione dei media e burocrazia.
Quello di Balasso è spettacolo estremamente attuale che ci trasporta dai mercati della carne e dai macelli della Chicago anni '20-'30, (crisi industriale e primi monopoli) raccontata da Brecht a un contesto contemporaneo italiano/europeo, in cui dominano crisi del lavoro, precarietà e globalizzazione. Il "trasporto" avviene avvalendosi di una satira che mira più a punzecchiare che a urlare, mescolando ironia, politica e riflessione sociale. La protagonista, Giovanna "Darko", incarna un ideale di resistenza in un mondo in cui la comunità virtuale tenta di sostituire quella reale. Il linguaggio è tagliente e contemporaneo, mentre la struttura narrativa mantiene la radice, l'essenza brechtiana dello smascheramento del potere.
Se la Giovanna brechtiana era una religiosa, da qui l'appellativo di Santa, scomparso nel lavoro di Balasso, che voleva moralizzare il capitale, la Giovanna vista al Carcano è più politicizzata o critica, meno legata al religioso e spesso s'atteggia a vera e propria comiziante sociale.
In conclusione la "Giovanna" di Balasso è un'opera incisiva che fa ridere e pensare, capace di rendere Brecht sorprendentemente attuale con un finale che, a mio parere, vuole significare la sconfitta collettiva nel neo liberismo che trionfa nell'oggi.
Ottimi gli attori che affiancano un geniale Natalino Balasso: Giovanni Anzaldo, Marta Cortellazzo Wiel, Roberta Lanave. Uno spettacolo per divertirsi ma soprattutto per pensare.
Adelio Rigamonti
