Erano tutti miei figli

08.11.2025

Erano tutti miei figli di Arthur Miller– regia di Elio De Capitani - visto il 7 novembre 2025 al Teatro dell'Elfo Puccini – Milano, Sala Shakespeare - recensione di Adelio Rigamonti

Elio De Capitani
Elio De Capitani

UN AFFRESCO DELL'AMERICA DEL DOPOGUERRA

Elio De Capitani torna al teatro di Arthur Miller con Erano tutti miei figli testo del 1947, ma nonostante i quasi ottant'anni il lavoro milleriano è lì a proporci sulle tavole dell'Elfo un potente affresco dell'America del dopoguerra, dove la borghesia industriale affronta il peso delle proprie colpe morali. Un lavoro ottimamente costruito, che per la sua forza potrebbe essere stato pensato e scritto ai giorni nostri in cui il denaro sembra (?) divenuto l'unico valore della nostra società votata, temo, a un ammaloramento senza ritorno.

Nello spettacolo Elio De Capitani interpreta il personaggio di Joe Keller, il protagonista, un uomo che ha creduto di agire per il bene della sua famiglia non rispettando né persone né valori ma pensando esclusivamente ad accumulare denaro e potenza. Questa scelta per nulla etica lo condanna. Ho sempre ammirato e apprezzato Elio De Capitani che, una volta ancora, affianca a una grande precisione nei tempi e nelle misure un'altrettanto grande umanità.

Accanto a lui Cristina Crippa interpreta Kate Keller, madre estremamente fragile ma altrettanto ferma a vivere la negazione della morte del figlio; una negazione parossistica vissuta come estremo rifugio.

Mi ha particolarmente colpito Angelo Di Genio nei panni di Chris Keller che, idealista e tormentato, restituisce il conflitto generazionale con disperata e, forse anche, disperante autenticità. Di Angelo Di Genio che seguo da tempo, a partire da una singolare Bisbetica domata (2017-2018?), mi ha particolarmente convinto la grande maturità attoriale acquisita.

Caterina Erba (Ann Deever), Marco Bonadei (George Deever), Nicola Stravalaci (dottor Jim Bayliss), Sara Borsarelli (Sue Bayliss), Michele Costabile (Frank Lubey) e Carolina Cametti (Lydia Lubey) completano con efficacia il gruppo degli attori. Tutti mi sono apparsi affiatati, rigorosi, di alto livello interpretativo. Nessuna sbavatura, e soprattutto hanno offerto notevole intensità emotiva.

La scenografia di Carlo Sala propone un patio domestico che si apre su un bosco inquietante: l'interno familiare e la colpa esterna si riflettono quasi visivamente. 

La regia di De Capitani è, ancora una volta, precisa e chiara, riuscendo a dosare con intelligenza e mestiere parole e silenzi. Mai un cedimento alla voglia di stupire, ma solo un'adesione totale alla scrittura drammaturgica di Miller. La tensione cresce scena dopo scena, fino all'inevitabile crollo morale del protagonista.

Il dramma di Miller, lungi dall'essere "d'epoca" (come già detto il testo è praticamente ottantenne) risuona, o  meglio rimbalza, con l'attualità ammalorata dell'oggi. L'idea che la colpa individuale si estenda a una responsabilità collettiva appare oggi più viva che mai. 

Erano tutti miei figli, in scena fino al 16 novembre all'Elfo, è uno spettacolo maturo e coinvolgente, fresco e immediato di impeccabile solidità artistica/attoriale. 

Adelio Rigamonti