Bovary
"Bovary" da Madame Bovary di G.Flaubert - Regia Stefano Cordella - drammaturgia Elena C. Patacchini - al Teatro Litta fino al 30 novembre - visto il 18 novembre 2025 - recensito da da Claudia Pinelli

Bovary al Litta: un percorso vero, poetico, intenso
Una relazione di coppia in un tempo sospeso, che può essere ora, ma come i pensieri che affollano la mente sono nostri ma ispirati dalle letture, dagli studi, dalle sollecitazioni anche del passato, così l'agitazione interiore, l'insoddisfazione per come si sta compiendo la vita, l'anelare e il non sapere come concretizzare, sono vissuti come unici anche se condizione di ogni tempo e ogni luogo. Questo non li rende meno importanti. E allora Emma e il Dottor Bovary diventano modi di intendere la vita universali senza tempo a scadere, lui pacioso e fiducioso, premuroso e soddisfatto, lei stretta nell'inconcludenza che avvelena ogni istante, che si dibatte e continua a cercare. Vorrebbe ma non riesce, vorrebbe ma non è questo, vorrebbe, ma piuttosto si ritrova a pulire tutta la casa, vorrebbe. Bella e originale questa drammaturgia di Elena Patacchini, che prende spunto dall'opera di Flaubert, ma senza la volontà di tragedia. Un percorso vero, poetico, intenso dove i drammi esistenziali si rincorrono, si sfiorano, si spezzano. La sobria regia di Stefano Cordella non carica di emotività, esce dal dialogo serrato tra personaggi, si rivolge a chi ascolta. Cercando supporto. La brava Anahì Traversi è una Emma che diventa reale e concreta, una sfida al femminile a Madame Bovary in un gioco di equilibrio con quel compagno, il bravo Pietro De Pascalis, non subordinato, solo altro, che c'è e non è poco. Uno spettacolo che arriva, lieve e un po' malinconico come la vita.
Claudia Pinelli
