Antigone

19.10.2025

"Antigone" da Sofocle, Eschilo, Euripide - regia di Gabriele Vacis - con gli attori del PEM - Visto al Teatro Menotti il 18 ottobre - recensione a cura di Adelio Rigamonti

Gabriele Vacis
Gabriele Vacis

GABRIELE VACIS: DELL'URGENZA E DELLA NECESSITÀ

Con questa "sua" Antigone Gabriele Vacis conclude la sua grande e affascinante "Trilogia sulla guerra" andata in scena al Teatro Menotti dal 14 al 19 ottobre presentando in sequenza riletture dal "Prometeo", da "I sette di Tebe" e da "Antigone".

Lo spettacolo che conclude il "Trittico della guerra" prende avvio dalla tragedia classica di Sofocle "Antigone e i suoi fratelli".  Vacis intreccia il testo sofocleo con quello di Euripide, in particolare la tragedia "Le  Fenicie", che narra l'antefatto dei gemelli Eteocle e Polinice e la guerra di Tebe passando in questo caso anche per Eschilo de "I sette a Tebe" In questo modo il regista giunge a una "riscrittura" della tragedia antica che non deve essere considerata una semplice riedizione quanto, piuttosto una profonda urgente e necessaria rivisitazione che chiama in causa fratellanza, guerra, corpo, sepoltura, potere e soprattutto contrasto generazionale.

Vacis, come nelle due precedenti tragedie che compongono il Trittico, sceglie una compagnia giovane, PoEM  (Potenziali Evocati Multimediali) formata da giovanissimi attori  ciò conferisce allo spettacolo una freschezza e un' energia che sorprendono in testi  di oltre duemila anni fa.

Questo Antigone ha l'obiettivo, come ha avuto modo di dire lo stesso Vacis,  di "interrogarci sul futuro come promessa o come minaccia" e sul "tempo che abbiamo a disposizione".

Tema centrale dello spettacolo è la fratellanza, ma anche, se non soprattutto la disobbedienza civile, la legge non scritta contro la legge dello Stato, il conflitto generazionale, la resistenza. Tutti questi temi portano a ragionare su questo assai confuso oggi; Antigone  è "eroina ribelle" e il paragone con tutte le ragazze e donne che lottano per i diritti in tutte le parti del mondo è immediato.

In questa Antigone emergono i contrasti fra potere e coscienza, fra appartenenza familiare e appartenenza politica e tutto diviene specchio concreto del nostro tempo tra stermini, guerre e paci instabili.

Come nei precedenti spettacoli del trittico il coro a cappella, eseguito  un pastiche linguistico suggestivo, non è né intermezzo né accompagnamento  ma corpo vivo, presenza collettiva che interroga lo spettatore. La scelta di giovani attori porta un vigore formidabile anche se a volte, soprattutto nel "Prometeo", sembra sconfinare nell'ipercinismo.

In definitiva, "Antigone" e il trittico nel suo insieme è un progetto che presenta il classico con un respiro contemporaneo. Vacis riesce a far sentire e a comunicare  che ciò che è antico, la pietà verso il corpo, la legge non scritta, la decisione irriducibile, è ancora vivo,

In definitiva il lavoro complessivo di Vacis nel riproporre tragedie di oltre duemila anni fa ha tutte le caratteristiche dell'urgenza e della necessità.

Adelio Rigamonti

Da "Antigone" per la regia di Gabriele Vacis
Da "Antigone" per la regia di Gabriele Vacis