Salveremo il mondo prima dell'alba

21.12.2025

"Salveremo il mondo prima dell'alba" uno spettacolo della Carrozzeria Orfeo -  drammauturgia di Gabriele Di Luca - regia di Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi  - recensione di Adelio Rigamonti

Salveremo il mondo prima dell'alba
Salveremo il mondo prima dell'alba

In scena un'umanità logora e socialmente esausta

Carrozzeria Orfeo è tornata al Teatro Elfo Puccini con uno spettacolo che promette salvezza e consegna, con coerenza spietata, solo macerie. Lo spettacolo è una sorta di crudele ritratto dei nostri tempi che scivolano irrimediabilmente verso il buio, la distanza dal reale. Salveremo il mondo prima dell'alba è un titolo-manifesto che si autodistrugge scena dopo scena, fino a rivelarsi per quello che è: una battuta disperata detta troppo tardi. La drammaturgia insiste su un'umanità logora, socialmente esausta, incapace non solo di cambiare il mondo ma persino di immaginarne uno diverso. 

I personaggi parlano molto, ma fondamentalmente fanno solo chiacchiere, si agitano, si accusano, ma restano fermi. In ogni passo dello spettacolo trionfa un narcisimo paradossale. I personaggi non sono vittime di un sistema: ne sono il prodotto perfetto. La sconfitta sociale non arriva come evento traumatico, è già avvenuta, ed è diventata normalità. 

Carrozzeria Orfeo propone un mix di dialoghi serrati, d'umorismo nero, di improvvise cadute nel grottesco. Si ride, spesso, ma è una risata per nulla liberatoria. È la risata di riconoscimento del pubblico, che si scopre parte del problema, non osservatore neutrale. Nessuna quarta parete: tutto il pubblico è implicitamente (non così tanto) coinvolto, chiamato a condividere responsabilità, colpe più che emozioni. La regia di Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi evita qualsiasi slancio consolatorio. Non c'è redenzione, non c'è gesto finale che ricomponga il caos. Anche l'idea stessa di "salvezza" viene svuotata, ridotta a slogan, a promessa da talk show, uno dei tanti che invadono e corrompono il nostro quotidiano. L'alba evocata dal titolo non è un nuovo inizio, ma una luce crudele che rende tutto più visibile. Al Teatro Elfo, spazio storicamente politico e civile, lo spettacolo trova una collocazione naturale. Qui la provocazione non è urlata, ma lasciata sedimentare. Quando il sipario cala, resta una sensazione scomoda: non di tragedia, ma di corresponsabilità.

L'azione scenica si svolge in una clinica di riabilitazione di lusso, situata su una stazione spaziale: una sorta di meta esotica e surreale frequentata dai "vincitori" della società contemporanea. La Terra è vista da lontano con l'ausilio di un telescopio: è la distanza dai problemi reali che si concretizza. In questa clinica lontana gli ospiti, tutti vittime di dipendenze moderne (dal lavoro, dal successo, dall'immagine e da se stessi), si confrontano con le loro fragilità e con un mondo che ha trasformato benessere e apparente successo in nuove forme di alienazione.

Il foglio di sala recita: "Nell'ultimo lavoro Carrozzeria Orfeo abbandona gli scenari degradati degli spettacoli precedenti e cambia prospettiva. Quello che non cambia è l'irriverente, cinica, politicamente scorretta lucidità con cui porta avanti da anni la sua missione teatrale. Che senza fatica possiamo definire politica nel senso più alto e contemporaneo del termine."

Ottimi gli attori (Sebastiano Bronzato, Alice Giroldini, Sergio Romano, Roberto Serpi, Massimiliano Setti, Ivan Zerbinati) che danno vita a un insieme recitativo, a mio parere, molto raro a vedersi oggi.

 Salveremo il mondo prima dell'alba non chiede di essere amato. Chiede di essere sopportato, digerito, forse rifiutato. E mi sembra che proprio nel suo rifiuto di offrire una via d'uscita stia la sua onestà più feroce: non c'è nessuna salvezza in scena, perché fuori, per ora, non sembra esserci nessuno disposto a meritarla.

Adelio Rigamonti