RECENSIONE/TEATRO OUT OFF (TOO3)

02.12.2022

Recensione di UNO, NESSUNO, CENTOMILA di Luigi Pirandello, visto nella stagione scorsa e recensito da Adelio Rigamonti

UNO, DUE, TRE MOSCARDA PER UN'IMPRESA RIUSCITA

Uno, nessuno e centomila è, insieme a Il Fu Mattia Pascal, il romanzo più famoso di Luigi Pirandello. Forse il testo più pirandelliano del drammaturgo e romanziere siciliano e se consideriamo che questo fu l'ultimo suo romanzo possiamo considerarlo una sorta di atto testamentario in cui fissa, nella forma più chiara possibile e una volta per tutte, la propria idea di mondo.

Portare in scena Vitangelo Moscarda, protagonista e narratore nel romanzo, non è impresa da poco soprattutto per rendere drammaturgicamente comprensibile agli spettatori la figura complessa del protagonista che ha compreso e cerca di comunicare agli altri come le persone siano schiave degli altri e contemporaneamente di sé stessi. Il "viaggio" del Moscarda pirandelliano verso la presa di coscienza dei diversi sé stessi esaminati dall'esterno e dall'interno nell'adattamento di Renato Gabrielli e nella regia di Lorenzo Loris è praticato in modo corretto e immediato con la scelta drammaturgicamente sensata di triplicare il personaggio.

A luci accese lo spettatore è introdotto alla messa in scena da alcune diapositive che illustrano i principi teatrali che anno mosso l'adattamento e la regia. Nelle diapositive si legge: "Moscarda Uno è il titolare del corpo di Moscarda e della sua aspirazione a un'impossibile autenticità e comunione con la natura. È la figura centrale, su cui fa perno l'azione scenica. Tenderebbe a uno stato di quiete solitaria, che è continuamente disturbato o sconvolto dalle intromissioni di Moscarda Due e Moscarda Tre. Moscarda Due, voce critica e beffarda, è l'"estraneo inseparabile da me". Giudica e contraddice Moscarda Uno a ogni pie' sospinto. Nella rievocazione di alcuni episodi, assume provvisoriamente l'identità di altre figure maschili. Moscarda Tre, donna, tende sempre a provocare, disorientare, eccitare Moscarda Uno. Dà anche corpo e voce alle importanti figure femminili del romanzo.

La trasformazione di un monologo in un dialogo a tre voci, raramente tenero, per lo più aspro, è operazione teatrale significativa tanto più che usando esclusivamente brani del romanzo non mi è parso per nulla che che ci sia stato il solito ricorrere alla genialata della semplificazione e dell'attualizzazione. E questo è buona cosa. Importante anche l'uso frequente di mezze maschere neutre, necessarie al contesto drammaturgico e del tutto pirandelliane.

Sul palco tra le scene a pannelli mobili con riferimenti non casuali al Futurismo e pochi altri arredi (sedie, un tavolo, una poltrona e un letto d'ospedale, tutti che vanno e vengono mossi dagli stessi attori) si muovono con abilità Gaetano Callegaro (che non conoscevo e che mi ha favorevolmente impressionato per generosità e talento), Mario Sala (ottimo come sempre) e Stella Piccioni (una Moscarda Tre, perfetta nel doppio ruolo di moglie a dell'amica Anna Rosa). Oltre le scene firmate assieme al regista Loris, Luigi Chiaromonte ha curato anche luci e costumi. Spettacolo raffinato, colto e corretto. Da vedere.

Adelio Rigamonti