Recensione/TEATRO GEROLAMO

18.10.2023

Arianna Scommegna

Potevo essere io
di Renata Ciaravino
Visto il 15 ottobre 2023
Recensione di Claudia Pinelli

LA PERIFERIA IN UN SOFFIO DI VITA

Non risente degli anni "Potevo essere io". Lo spettacolo, con la regia di Serena Sinigaglia, proposto per la prima volta una decina di anni fa, e tratto dal libro omonimo di Renata Ciaravino che ha realizzato anche la drammaturgia, è in scena, questa volta per sole due repliche, in quel piccolo scrigno di bellezza che è il Teatro Gerolamo, da una sempre straordinaria Arianna Scommegna che, sola sul palco, con pochi elementi scenici, caratterizza tutti i personaggi con la sua multiforme espressività vocale, mimica e soprattutto attoriale permettendo un'immersione totale nel racconto e arrivando a far dimenticare che stiamo assistendo a un monologo.

Sono due vite marginali quelle che il destino fa reincontrare nell'imprevedibilità degli eventi, quando lo scooter di lui impone una tragica frenata all'autobus 83 su cui si trova lei che all'improvviso ricorda se stessa e quel Giancarlo, la loro complice vita bambina nel cortile dei caseggiati popolari della periferia milanese, a Niguarda, tra scorribande e ingenue perfidie in cui si impara a essere forti, ma soprattutto a mostrarsi tali, a non piangere e a schermarsi da quelle dinamiche familiari che si vorrebbero non fossero reali, loro che sono alti come altri 1 metro e 10 e già lui ha il codino ossigenato e l'orecchino sul lobo sinistro, perché dall'altra parte è per i "diversi" (l'espressione utilizzata in realtà è più da cortile di periferia), e lei è impietosa con chi porta sandali riciclati da scarpe da tennis a cui si taglia la punta e invidiosa della perfettini del cortile e soprattutto del suo astuccio.

Le immagini proiettate sullo sfondo cadenzano, come le musiche, quel paesaggio urbano anni '80, alti palazzoni di periferia senza balconi che stipano un'umanità emigrata, dove "terrona" è l'epiteto che farà scendere le lacrime a una lei che non vuole mostrare debolezze e nello scorrere della vita deve fare i conti con le ferite lasciate scoperte, tra insicurezze emotive e lavori precari tornando, prima dello scossone dell'impatto improvviso, a quel cortile, all'amicizia con un maschio, mondo altro, quel cortile che si lascia come si lascia l'infanzia e l'amico del cuore per percorrere la vita.

È in un racconto di formazione quello in cui la Scommegna, con la sua empatia, fa immergere lo spettatore, facendo vibrare ogni parola, ogni gesto, ogni sorriso e speranza, con la levità e la consapevolezza di una grande attrice. Il pubblico partecipa rimanendo incollato al suo sguardo, alle sue movenze ed è così che le piccole storie diventano storia di tutti. 

Claudia Pinelli