RECENSIONE/TEATRO DELLA COOPERATIVA (tdc2)

07.11.2022

Recensione di OTTOBRE 22 di Sergio Pierattini visto il 5 novembre, a cura di Adelio Rigamonti

L'INCAPACE CHE APRÌ AL VENTENNIO FASCISTA

Ottobre 22, nato dalla collaborazione tra Renato Sarti e Sergio Pierattini, è in scena al Teatro della Cooperativa fino al 13 novembre ed è, mi preme sottolinearlo subito, sorretto da un efficace e coinvolgente testo drammaturgico filante e di pregevole omogeneità dall'inizio alla fine.

Il Facta che ci viene presentato è un uomo debole, un marginale avvocato della provincia piemontese, che si trova al momento sbagliato nel posto altrettanto sbagliato, ma a cui la Storia ha assegnato il terribile compito di aprire, per ignavia, la strada a Mussolini e a un infausto ventennio. Facta subirà il suo essere marginale anche dopo il 28 ottobre della Marcia su Roma, sarà infatti praticamente ignorato da Vittorio Emanuele III e dal fascismo stesso.

Lo spettacolo ben si inserisce nelle linee guida e portanti di una programmazione che ha reso il Cooperativa uno dei teatri milanesi più attenti a indagare la memoria storica, più o meno recente, usando il linguaggio teatrale, soprattutto nel caso di Ottobre 22, come indispensabile strumento per favorire riflessioni, non retoriche o sommarie, allo spettatore.

Per evitare risultati semplicemente divulgativi o retorici, in cui è facile cadere in questi momenti di difficile e sgradevole attualità politica, Sergio Pierattini sceglie il sogno come luogo, fisico e mentale, in cui un giovane mutilato per caso, da passante, da squadristi fascisti obbliga Facta, sotto la minaccia di una pistola, a ricordare la sua drammatica colpevole marginalità. Renato Sarti dà eccellentemente vita a un impaurito, codardo Facta, che proprio non ce la fa a portare a termine i suoi brevi sussulti di fierezza ed eroismo. Un Facta obbligato dalla propria coscienza a fare i conti con se stesso e con quelle scelte incapaci di opporsi al definitivo insediamento del fascismo.

Il testo ci presenta un Facta tra pubblico e privato grazie a un linguaggio scaturito dalla lettura, e in alcuni casi dalla riscoperta, di lettere alla moglie, al re, a Mussolini.

Nel finale il senatore Facta racconta il sogno incubo al suo segretario e preparandosi per recarsi in Senato, dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti, mostra ancora una volta la propria incapacità politica dichiarando che non occorre chiedere le dimissioni del governo Mussolini perché prima o poi i fascisti saranno globalizzati nello Stato liberale...

Un perfetto Sarti si avvale di una spalla/antagonista di valore e talento quale sa essere Fabio Zulli. Tutto fila liscio sopra un testo intelligente e, ripeto, per nulla retorico. Da non perdere.

Adelio Rigamonti