RECENSIONE TEATRO CARCANO (tca23/2)

17.04.2023

Recensione de IL DIO BAMBINO visto il 13 aprile e recensito da Claudia Pinelli

FABIO TROIANO SUPERA LA PROVA

È una bella sfida confrontarsi con un testo di Gaber e Luporini, tenere la scena da solo suscitando immagini, interpretando, senza timori reverenziali. Con l'abile regia di Giorgio Gallione, Fabio Troiano è bravissimo a riempire il palco, a creare suggestioni, a farsi completare dal Maestro Gaber con alcune delle sue canzoni, non sovrabbondanti, ma così inerenti, delicate e profonde nel mettere a nudo i sentimenti, nel descrivere con poesia gli arrovellamenti dell'anima nelle relazioni.

Lo spettacolo non perde mai il ritmo, miscela note leggere a un'ironia dal retrogusto amaro, diverte mentre pone riflessioni e interrogativi nel raccontare una storia di intimità nell'arco di una vita.

In scena c'è solo Lui, un uomo, un intellettuale, sempre in procinto di scrivere il suo primo libro. Lui è il fulcro da cui tutto si dipana, il centro del suo microcosmo, è lui che racconta, dal suo punto di vista, il rapporto con la "sua" donna. Prima la conquista, poi la conservazione di una storia che diventa "normale" e che arriverà a una evoluzione consapevole solo quando riuscirà a uscire dal proprio edonismo e a riconoscere l'altra come entità. Ma ci vuole tempo per arginare quell'io bambino convinto di essere il centro del mondo, che non si mette in discussione e rifugge il conflitto e il confronto di coppia perché è lei che deve cambiare, adattarsi, capire. Così si prosegue, in una relazione che diventa routine, conformandosi agli standard e alle aspettative sociali: conquista, matrimonio, primo figlio, tradimenti, distanze emotive che si lasciano scorrere cercando di realizzarsi concentrati su sé stessi, incuranti di ferire nelle ripicche di altre relazioni che portano sempre all'affermazione di sé, convinti che tutto cambierà per non cambiare e che l'altra aspetterà.

I toni dello spettacolo sono vivaci, divertenti, con il retrogusto amaro e riflessivo delle opere di Gaber e Luporini. Il monologo diventa dialogo, Troiano riempie il palco di immagini e voci, arrivando a punti intensissimi di recitazione nella descrizione del parto del secondogenito, vita accolta tra le proprie mani, il vero dio bambino creato dall' unione e così il palco man mano si trasforma dal caos iniziale, con tavolini e sedie rovesciate e bottiglie sparse, pian piano tutto ritrova il suo posto in un ordine che non è formale, ma esistenziale.

Claudia Pinelli