RECENSIONE TEATRO CARCANO (tca23/1)

17.02.2023

Recensione de le SUPPLICI, visto il 14 febbraio, a cura di Adelio Rigamonti

SUPPLICI: UNO SPETTACOLO ATTUALE E POTENTE

Il volo leggero di un bianco velo di sposa che simboleggia il lasciarsi cadere sul rogo di Evadne, moglie di Capaneo, uno degli eroi di Argo morto sotto le mura di Tebe, è il momento, non solo visivamente, ma poeticamente più alto del potente spettacolo che Serena Sinigaglia ha costruito e diretto sul testo di Euripide de le Supplici. Quel lieve volo è silente grido altissimo di condanna dell'ineluttabilità delle guerre, ma anche e soprattutto un grido di denuncia di una fragilissima, finta democrazia destinata, ieri come oggi, a essere manipolata dai potenti. In tutto il superbo spettacolo vi è da una parte la constatazione di un umanesimo sconfitto, ma dall'altra la consapevolezza di un umanesimo necessario per fermare l'umanità sull'orlo del baratro della propria distruzione.

Tralasciando la trama, spero nota ai più, proseguirò, anche disordinatamente, per impressioni e lasciti interiori che lo spettacolo mi ha lasciato di dentro.

La lettura di Serena Sinigaglia, che si è avvalsa d'una spigliata traduzione di Maddalena Giovannelli e Nicola Fogazzi e dell'accurato, non facile, lavoro drammaturgico di Gabriele Scotti, ha usato i vari linguaggi che il Teatro mette a disposizione per compiere un viaggio disperato e disperante fra atrocità e impoverimenti democratici giunto in maniera sconcia e drammatica fino ai nostri giorni. I classici, è noto, sono sempre attuali nei contenuti e nelle denunce e in questo caso usando cadenze ai limiti di influenze gergali e quasi dialettali lo spettacolo propone indubbi riferimenti ai politici del nostro attuale Paese.

Uno dei momenti di maggiore rilevanza e sottolineatura politica è il dialogo tra Teseo e l'ambasciatore tebano. Un dialogo tra sordi: da una parte l'ateniese Teseo che descrive le apparenti beatitudini del democratico regime in cui è il popolo a comandare e poi il re sceglie le soluzioni che più gli aggradano, dall'altra parte l'ambasciatore tebano che antepone le competenze di chi detiene il potere e le incompetenze del popolo. Un dialogo senza vinti né vincitori in Euripide e nella riproposizione sulle tavole del Teatro Carcano. Teseo è il personaggio centrale della vicenda, atteggiandosi prima a saggio difensore della pace e della democrazia per poi trasformarsi in un quasi machiavellico sostenitore della "ragion di Stato".

Al centro della scena, progettata dalla sempre perfetta Maria Spazzi, nel buio e nella penombra vi è un cubo, roccia, di volta in volta pulpito, tribuna per politici/politicanti e trono per Atena, attorno al quale ruota concretizzandosi il dolore delle madri per i figli argivi sacrificati in guerra contro Tebe per volere, quasi un capriccio, del re Adrasto, che nel finale cerca di consolare il dolore delle madri e urla il suo drammatico Basta! Alle guerre e alle armi. Come risposta a questo straziante grido, la Sinigaglia compendia il coro dei figli nella voce di un unico bambino argivo, che piangendo la propria sorte di orfano promette futura vendetta e nell'immediato dopo di una pace conquistata con il sangue e il lutto già si apprestano nuovi lutti, sangue e guerre, perché l'uomo, come dice Adrasto, non imparerà mai a saper perdere. Poi ci penserà Atena, dorata deus ex machina, a ribadire il concetto: i figli vendicheranno i padri e nuovi poeti si succederanno a cantarne le imprese. Proseguirà dunque la catena di dolore e di morte. In questo sta l'umanesimo distrutto portato sul palco da Serena Sinigaglia.

Splendido il cast delle sette magnifiche attrici che si avvicendano anche in ruoli maschili. Le cito in doveroso ordine alfabetico, perché ciò che emerge è un contributo solidale e perfetto di gruppo, dunque Matilde Facheris (messaggero e bambino), Francesca Ciocchetti (Adrasto), Maria Pilar Perez Aspa (Ifi), Arianna Scommegna (Teseo), Giorgia Senesi (Etra e Atena), Sandra Zoccolan (Evadne) e Debora Zuin (ambasciatore tebano). Eccezionali e vibranti i cori a cura di Francesca Della Monica e la rappresentazione della guerra tra Atene e Tebe, un assolo per gestualità e tamburi ossessionanti, è una vera chicca all'interno di uno spettacolo, mai troppo il ripeterlo, potente e splendido.

Da ricordare anche il perfetto disegno luci di Alessandro Verazzi, gli efficaci costumi di Katarina Vukcevic e le suggestive musiche di Lorenzo Crippa. Da non perdere.

Adelio Rigamonti