Recensione/PICCOLO TEATRO STREHLER

25.10.2023

L'arte della commedia di Edoardo de Filippo
in scena fino al 5 novembre
recensione di Claudia Pinelli

SETTE PASSI PER RICONOSCERSI

E' bello e raro vedere un'opera di Edoardo de Filippo messa in scena integralmente, chiaramente con alcuni adattamenti, dal regista e attore Fausto Russo Alesi rispettando il testo, i tempi, il numero degli attori, la durata prevista dall'autore. Già questa è un'emozione. 

Addentrandoci nell'opera scopriamo un Edoardo pirandelliano, in cui nulla è come sembra, in cui teatro e realtà si mischiano, uno specchio dell'altra. Una finta morte sul palco rispecchia altre morti reali, ma quello che vediamo è rappresentazione o vita? Cosa è il teatro se non la lente d'ingrandimento puntata su un'umanità che in quello che viene rappresentato si riconosce, acquisendo conoscenza e coscienza, passando anche dalla risata, e tutto questo in uno spazio di pochi passi, sette quelli che il Capocomico Oreste Campese (Fausto Russo Alesi) calcola minuziosamente nell'attesa di essere ricevuto dallo Stato, cioè dal Prefetto di fresca nomina del paese in cui la Compagnia teatrale si trova bloccata dall'incendio del Capannone in cui hanno perso tutto tranne i trucchi di scena.

La lingua utilizzata non è il napoletano, ma sono le varie cadenze dialettali del variegato mondo di un'Italia del dopoguerra (l'opera è del 1964), ma quanto mai attuale, dove fare l'attore non viene considerata una professione degna di essere inserita nei testi scolastici tra i mestieri, e di cui lo Stato sottovaluta il valore culturale e sociale. Il Capocomico rivendica la dignità del fare e dell'essere Teatro, non cerca elemosine o vie traverse, ma la possibilità per lui e la sua Compagnia di andare in scena, per un pubblico che vada a vederlo. Non cerca soldi, ma una presenza istituzionale che stimoli l'andare allo spettacolo, riceverà solo una risposta sprezzante e un foglio di via.

A un primo tempo molto riflessivo e anche filosofico sul senso dell'essere e fare teatro e che vede il protagonista scontrarsi con burocrati che sminuiscono quell'attività, quasi fosse un gioco divertente che potrebbero fare tutti ("anch'io da giovane ho recitato…" dice il Prefetto della pièce), il secondo tempo dà spazio al gioco delle parti, nel fragile e valicabile equilibrio tra realtà e finzione, dove attori potrebbero essere coloro che vanno ad incontrare "Sua Eccellenza": il medico, il prete, la maestra, il farmacista. Ma forse no, perché la finzione non è che la vita stessa che calca le scene, e allora potrebbe essere tutto, ma anche il contrario, tutti teatranti di un'umanità in cerca di riconoscimento e ascolto.

Un Edoardo de Filippo impegnato, che non si risparmia e mostra una esplicita vis polemica nel sottolineare il contrastato rapporto tra arte e potere.

"L'arte della commedia" è una godibile opera, farsesca e diverte, ma al contempo sferzante, forse volontariamente non perfetta così come è imperfetta la vita, carica di infinite sfaccettature, sicuramente non semplice da rappresentare, ma che Fausto Russo Alesi ha avuto il grande merito di recuperare e di proporre in una messa in scena moderna, accurata e rispettosa, che acquista man mano ritmo coinvolgendo. Piuttosto lenta e riflessiva nella prima parte, levita nella seconda acquistando brio e corposità di contenuti, con importanti momenti attoriali di caratterizzazione dei personaggi da parte del bravissimo cast. Unica nota non convincente la scelta dei brani musicali, alcuni di De Andrè, sicuramente belli, ma piuttosto avulsi dal contesto se non altro come epoca. In scena, oltre allo stesso Fausto Russo Alesi, Imma Villa, Alex Cendron, Paolo Zuccari, Filippo Luna, Davide Falbo, David Meden, Demian Troiano, Sem Bonventre, tutti meritevoli di menzione.

Claudia Pinelli