Prima del Temporale
"Prima del Temporale" da un'idea di Umberto Orsini e Massimo Popolizio - Visto recentemente a Firenze dallo psicoterapeuta Federico Cuddretto che ci ha fornito un suo commento

Prima del temporale è un omaggio alla nostalgia
Vi sarà capitato nella vostra vita di trovarvi di fronte a un bivio e chiedervi quale direzione dover scegliere. Spesso in questi momenti la prima cosa che facciamo è guardare indietro, e rivedere con malinconia le cose che abbiamo fatto, i posti che abbiamo visitato e le persone che abbiamo avuto la fortuna di conoscere.
Prima del temporale è un omaggio alla nostalgia.
Nostalgia deriva dal greco antico e si compone di due termini: νόστος (nostos), che significa "ritorno a casa", e ἄλγος (algos), che significa "dolore", il dolore del ritorno.
Umberto Orsini ci guida attraverso un gioco di immagini e suoni, nel suo doloroso viaggio di ritorno, popolato da fantasmi e ricordi epifanici. Un passato costellato da difficoltà e successi.
Attenzione, seguire il dolore del ritorno non significa voler tornare al passato. vivere nel passato o tornare indietro nel tempo. Significa semplicemente andare a rivedere le cose che ci hanno resi felici in passato e portarle nel nostro presente; questo è seguire la nostalgia. Ad esempio, se abbiamo nostalgia del nostro ex fidanzato perché era un amore sincero, vuol dire che nel profondo desideriamo ritrovare un amore sincero. Se abbiamo nostalgia dei nostri vent'anni perché eravamo spensierati, allora il nostro intento sarà riportare quel desiderio nel nostro presente.
Umberto Orsini va alla caccia di quei frammenti di verità del suo passato che vorrebbe ritrovare nel suo presente e lo fa mettendo in mostra tutta la sua vulnerabilità. Attraverso lacrime e sospiri ci invita a toccare con mano il dolore, d'altronde come già suggeriva Emil Cioran, il coraggio che manca ai più è il coraggio di soffrire per cessare di soffrire.
Il viaggio nel passato è l'unico modo per acquisire consapevolezza e dare profondità e prospettiva al nostro quadro presente. Senza saremmo come dei dipinti piatti, senza luci e ombre, incapaci di comprendere veramente quale potrà essere la direzione da percorrere.
Alla fine di questo viaggio emozionante, il protagonista riesce a ritornare a casa. Come un temporale che all'inizio fa paura, che ti invita a scappare e fuggire, ma che è necessario al ciclo della natura e della vita.
L'invito finale che l'autore sembra fare al suo pubblico è quello di concedersi la possibilità di farsi trasportare ogni tanto dalla nostalgia. All'inizio sarà difficile, magari verrà da piangere e vi farà sentire un po' tristi, però alla fine vi porterà a casa.
Federico Cuddretto
