Odissea: errare è umano
Odisssa – Errare è umano di Valeria Cavalli regia di Claudio Intropido con Giulia Marchesi e Marco Vitiello– visto al Teatro Leonardo MTM il 13 dicembre - recensione di Adelio Rigamonti.

Un'Odissea lieve, educativa, non rivoluzionaria
C'è un incipit, purtroppo, che più che aprire lo spettacolo lo frena: farraginoso, didascalico, con quell'aria pedagogica che spesso si crede indispensabile quando si maneggia un classico. Una sorta di non necessaria captatio benevolentiam Inutile aggiunta, perché basta attendere pochi minuti e — quasi per reazione — tutto si alza di livello.
Quando il racconto imbocca finalmente la strada del gesto teatrale, la scena prende vita. Marchesi e Vitiello possiedono una fisicità sorprendente: ginnici, precisi, duttili. Sono mimi prima ancora che attori, e proprio da questa disciplina nasce la parte migliore dello spettacolo. I due costruiscono figure, corpi multipli, paesaggi umani che hanno la concretezza dell'immaginazione vera.
La scenografia trova il suo vertice nell'episodio delle Sirene: soluzione visiva semplice ma felicissima, dove luce, materiali e movimento si incastrano in un'immagine che riesce a evocare senza spiegare, a suggestionare senza strafare. È il momento in cui l'intera macchina scenica sembra respirare.
La regia di Intropido è accorta, rispettosa dei tempi, quasi pudica nel voler accompagnare più che guidare. Ne emerge un racconto lineare, pensato con chiara destinazione scolastica: il taglio, il linguaggio, persino i meccanismi comici suggeriscono un pubblico di scuole medie, e questo non è un limite se accettato come scelta consapevole.
Personaggi: Odisseo è figura elastica, più evocata che incarnata, e funziona proprio per questo; Penelope appare come un'ombra gentile, tratteggiata quanto basta; le creature fantastiche — Ciclope, Sirene, mostri assortiti — risultano invece le più riuscite, perché affidate al puro lavoro fisico dei performer, là dove lo spettacolo trova la sua cifra migliore.
In sintesi: un avvio zoppicante, poi un cammino che ingrana, sorretto da due interpreti generosi e da immagini sceniche che, quando funzionano, funzionano davvero. Un'Odissea lieve, educativa, non rivoluzionaria, ma capace qua e là di sorprendere con lampi di autentica grazia teatrale.
Adelio Rigamonti
