Recensione/PICCOLO TEATRO STREHLER

04.12.2023
Gabriele Lavia
Gabriele Lavia

Un curioso accidente di Carlo Goldoni
in scena fino al 6 dicembre
recensione di Fabia Caporizzi

LA VERSIONE DI LAVIA: UN OMAGGIO AL TEATRO

Una lezione di teatro. È il teatro nel teatro. Una dichiarazione d'amore e un testimone passato ai giovani perché la passione per il palcoscenico, il sipario, il camerino e il contatto con il pubblico si tramandi sempre di generazione in generazione, intatta e potente. Per contagio.

Un curioso accidente, la commedia scritta da Carlo Goldoni nel 1760 si trasforma, nella regia di Lavia in una grande lezione corale portata in scena da un capocomico con un guizzo suo nonostante il rispetto, quasi alla lettera, del testo e dei tempi.

Un gioco riuscito fin dall'inizio quando il pubblico entra in sala e si rispecchia sul palcoscenico dove sono disposti, su due file di poltrone di teatro, una decina di spettatori. È un teatro quasi decadente quello sulla scena col sipario rosso mezzo crollato , un baule rovesciato, pochi arredi composti, un'altalena, lo specchio del camerino a vista con alcune luci mancanti e una grande poltrona nel proscenio. Sulla sinistra due pianoforti uno accanto all'altro. Entrano tutti vestiti di nero, gli attori, quasi come mimi e si vestono in scena. Un dichiarato gioco teatrale che dà il la a Lavia per introdurre il suo personaggio, monsieur Filiberto, vecchio mercante dei Paesi Bassi e inserire il prologo ricavato dalle note de L'autore a chi legge (la prefazione all'edizione a stampa) per portarci nell'atmosfera dell'inizio del secolo dei Lumi e nello spirito delle commedie degli equivoci di Goldoni, e dei suoi ben congegnati meccanismi scenici, spiegando che tutto ebbe origine, verosimilmente, da un fatto vero raccontato in un caffé di Venezia.

Siamo nell'Olanda neutrale dei ricchi commercianti, mentre è in corso la guerra dei Sette Anni che coinvolse le principali potenze europee a cavallo degli anni 50 e 60 del Settecento e vide sconfitti I francesi che persero il Canada e altre Colonie.

Filiberto ospita in casa un ufficiale francese ferito, Monsieur de la Cotterie (Simone Toni ) e il suo attendente Guascogna (Lorenzo Terenzi) . L'unica figlia di Filiberto, Giannina, in eta' da marito (impersonata da Federica Di Martino) e la di lei aiutante Marianna (Giorgia Salari) si innamorano dei due francesi che una volta guarite le ferie continuano a rimandare la partenza, fatto che insospettisce il padrone di casa.

L'intrigo vede protagonista proprio l'astuzia di Giannina che per deviare I sospetti dell'anziano genitore che teme vi sia qualcosa di poco chiaro nelle strane malattie del soldato che non vuole mai rientrare in patria, comunica al padre che l'amore è sbocciato nel cuore di monsieur de la Cotterie ma che lui si strugge per Costanza, la sua amica (Beatrice Ceccherini) che frequenta spesso la casa.

La dolce, giovane e ingenua Costanza è figlia dell'affarista di rango Riccardo, ostile a ogni suo corteggiatore, figuriamoci se accetterebbe un francese squattrinato.

Giannina escogita l'inganno che origina una lunga serie di spassosi equivoci proprio perché sa che il padre desidera per lei un matrimonio economicamente conveniente esattamente come vorrebbe il padre dell'amica e che anche lui non acconsentirebbe a darla in sposa al povero galantuomo francese. Alla fine Filiberto si tesse da solo la trappola che lui pensa di sviluppare per incastrare invece il suo rivale Riccardo ( Andrea Nicolini) e la di lui figliola. Quel che resta però non è la beffa dei padri ma la piccola rivoluzione che sta sorgendo tra i giovani che iniziano a non accettare le imposizioni sociali e dei genitori. Di lì a pochi anni scoppiera' la grande Rivoluzione. Quella francese.

Sono cento minuti divertenti e ben recitati e la messa in scena fa interagire il pubblico e gli attori che spesso scendono dal palco e si rincorrono in platea tra gli spettatori.

C'è grande intensità e un'ottima intesa, un forte affiatamento tra tutti ed è tutto ben concertato, anche musicalmente con le note suonate ai due pianoforti da Andrea e Leonardo Nicolini.

L'opera, nella versione di Lavia, dunque coinvolge, diverte e nel suo meraviglioso omaggio al teatro porta in scena una nuova generazione capace di attori. Nella speranza, forse, a 81 anni, non solo di passare il testimone attoriale ma anche di riportare nei teatri i piu' giovani che, presi nelle loro rivoluzioni e nei loro nuovi mondi purtroppo spesso non conoscono la potenza di questo antico, meraviglioso mezzo espressivo.

Fabia Caporizzi