RECENSIONE TEATRO GEROLAMO (tger23/1)

28.01.2023

Recensione di UNA VITA CHE STO QUI di Roberta Skerl, visto il 27/1, a cura di Adelio Rigamonti

NESSUN TRASLOCO PER I DOLORI

Sempre meno timidamente si riaffacciano sui palchi della nostra città spettacoli in lingua milanese. Dopo la straordinaria prima parte del Nost Milan (la pora gent) riletta da Serena Sinigaglia al Carcano, ora il Gerolamo propone Una vita che sto qui di Roberta Skerl, interpretata da una grande Ivana Monti.

Quello visto l'altra sera non è spettacolo di maniera, tanto per richiamare anziani amanti del dialetto, ma è severamente costruito drammaturgicamente in continuo effluvio narrativo che partendo da vecchi ricordi di una Milano che non c'è più si fa sempre più dolorosamente intimo. Qui la nostalgia può essere un incipit che viene sopraffatta dalle traversie di una vita trascorsa, per la maggior parte della sua durata, in un appartamento di una casa popolare al Lorenteggio. Protagonista Adriana, una vecchia milanese sorpresa nel far pacchi di cose e memorie perché l'intero caseggiato dovrà essere ristrutturato e lei sarà "spedita" a Lainate per un momentaneo (?) parcheggio. L'oggi fatto di immigrazioni, abusivismo, la casa che va giù a tocchi e la paura di un improbabile e imprecisato futuro lontano dalla sua casa, dai suoi affetti, dai suoi dolori.

Il testo ben presto lascia l'afflato nostalgico e si fa sempre più vita intensa e sempre più partecipata da una splendida Ivana Monti.

Non mi sembra il caso di rendere noto tutto ciò che viene raccontato con grande immedesimazione da una donna che si fa tutt'uno in sangue e carne nel personaggio della vecchia Adriana.

Tutto è pronto per il trasloco, dal sacco enorme dell'Upim, a sinistra del palco, ai poveri e vecchi abiti della donna. Tutto traslocherà verso il dubbio di un nuovo alloggio, ma è chiarissimo che non vi sarà alcun trasloco per i dolori di una vita passata in una casa Aler al Lorenteggio.

Uno spettacolo denso che si sviluppa con lentezza per esplodere drammaticamente e in modo coinvolgente nella seconda parte dello spettacolo, nel quale Ivana Monti dà vita, con qualche misurato accento comico e scorbutico, a una donna vera di uno spettacolo autentico dove la lingua è un valore aggiunto lontano da ogni caduta nel folklore nostalgico. Da vedere.

Adelio Rigamonti