RECENSIONE TEATRO CARCANO (tca23/3)

20.04.2023

Recensione de LA BUONA NOVELLA di Fabrizio De André visto il 19 aprile e recensito da Claudia Pinelli

Neri Marcorè in La Buona Novella
Neri Marcorè in La Buona Novella

RIECCO AL CARCANO LA POETICA E IL GENIO DI FABER

Il disco di vinile "La Buona Novella" fu composto da Fabrizio De Andrè nel 1969, in un'epoca di fermenti culturali e sociali, ispirandosi a alcuni dei vangeli apocrifi, cioè nascosti perché non ufficializzati dalla chiesa cattolica. Proprio degli episodi tratti da vangeli apocrifi, non direttamente ripresi dall'opera di De Andrè, vengono utilizzati dal regista e drammaturgo Giorgio Gallione a intessere la parte narrativa di questo spettacolo di teatro-canzone, dove i brani intensi e meravigliosi che compongono l'opera di De Andrè vengono riproposti da Neri Marcorè e Rosanna Naddeo e dalle eccezionali musiciste e vocaliste, coadiuvate dal pianista, in una coralità che permette di assaporare in pieno la poetica e la genialità di chi sarebbe limitante definire solo come cantautore. Quindi una particolare nota di merito a Neri Marcorè, bravissimo sia nella parte recitante che in quella di interprete delle canzoni, rispettoso delle tonalità e modalità dell'ispiratore, ma, grazie anche all'ottima regia, non imbrigliato da quelli che sarebbero comprensibilissimi timori reverenziali.

Il risultato è una forma di spettacolo originale che propone tutti brani del disco, sottolineandolo: lato A e lato B dell' LP, coadiuvandoli in maniera non didascalica con estratti dai vangeli apocrifi, tra cui i "miracoli" del Gesù bambino, anche dispettoso e vendicativo come tutti i bambini.

L'umano pervade lo spettacolo, sia quell'umano che sfocia nel divino che quello altrettanto importante e straziante degli ultimi, che assurge nelle parole delle madri di Tito e Dimaco, i "ladroni" crocifissi accanto al Cristo. C'è la vita che si sceglie e quella che viene imposta dalla tradizione e dai condizionamenti sociali, l'infanzia di Maria, figlia di genitori anziani e destinata al tempio fino al primo menarca, la violenza della lotteria per attribuirle uno sposo, il novantenne Giuseppe che se l'aggiudica e che dopo 4 anni, rientrato a casa, trova la bambina incinta, visitata da un angelo, e che sceglie l'esodo per proteggerla.

Il disco di vinile ha due facce ed è drastico il salto temporale quando si gira sul Lato B, c'è il vuoto di quei trent'anni di crescita di Gesù non raccontati in nessun vangelo, e già risuona la condanna a morte scandita dal ritmo del martello del falegname che costruisce le croci: "la più grande per chi guerra insegnò a disertare".

"La Buona Novella" è uno spettacolo che emoziona e coinvolge, con interpreti affiatati di notevole livello artistico, che riporta alla ribalta, in modo garbato e intenso, rivisitandola senza travisarla, un'opera che è poetica e rivoluzionaria, da valorizzare e continuare a far risuonare perché è immenso quanto può continuare a restituire.

Claudia Pinelli