RECENSIONE/TEATRO CARCANO (tca2)

19.10.2022

Recensione del SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE, per la regia di Andrea Chiodi, visto il 18 ottobre; a cura di Adelio Rigamonti

SHAKESPEARE SU GIOSTRE DI FANCIULLEZZA

Dopo aver visto Sogno di una notte di mezza estate di Andrea Chiodi sul palco del Carcano le prime parole a caldo che mi spuntano in testa sono sospesi nella fanciullezza. Un parco giochi, felicemente disegnato da Guido Buganza, nel quale sono stati sottratti i colori dei miei ricordi d'infanzia o successivamente di padre agli unici elementi in scena, una giostrina a spinta e uno scivolo, è il luogo memoria spento che deve essere ravivvato dalla complessità del testo shakespeariano.

Per ripartire dall'infanzia, rimasta celata da qualche parte in ognuno di noi, il regista Andrea Chiodi argutamente ci propone, all'inizio, la cantilena, forse ora dispersa, del Giro giro tondo casca il mondo interpretata con furbizia e grazia bambinesca da Emilia Tiburzi.

Nel testo si intrecciano, si intersecano storie distinte, quasi autonome tra loro. Ci stanno le nozze fra il duca di Atene, Teseo, e la regina delle Amazzoni, Ippolita; le vicende di Oberon e Titania, re e regina del mondo delle fate, litigiosi per un fanciullo al servizio di Titania e del quale s'è invaghito Oberon; quelle delle coppie Ermia-Lisandro ed Elena-Demetrio; quelle del gruppo di scalcinati artigiani ateniesi che si industriano comicamente e alla bell'e meglio nell'allestire un intermezzo da rappresentare durante i festeggiamenti per le nozze di Teseo e Ippolita; e, infine ci sta la «lamentevole historia» di Piramo e Tisbe, la sgangherata storia al centro dell'altrettanto sgangherato, se non di più, intermezzo.

Per un testo così complesso il regista Chiodi fa scelte intelligenti. Senz'altro segue Shakespeare, aiutato dall'agile traduzione di Angela Dematté sul doppio binario realtà-fantasia, tornado con l'irrazionalità del gioco al bambino celato in ognuno di noi. Inoltre sottolinea la scontro realtà fantasia usando linguaggi registici contrapposti per il reale, serio e fin troppo compassato, e per il fantastico, comico, esilarante e soprattutto energico, mosso, fisico, atletico.

Rifacendomi all'inizio quando ho scritto della felice introduzione del Giro giro tondo casca il mondo, non posso dimenticare la felice sostituzione della shakespeariana ninna nanna per addormentare Titania con, più vicina ai nostri ricordi, Stella stellina la notte si avvicina

Sogno di una notte di mezza estate è spettacolo leggero, curato, in cui si incontrano e si intrecciano il mestiere, forse un poco troppo freddo, di attori consolidati come Anahi Traversi (Ippolita e Titania) e Igor Horvat (Teseo e Oberon) e la forza e la gaiezza di giovani attori, alcuni alla prima esperienza, con un'esplosività fisica che crea indubbia empatia.

Tutto promosso il resto del cast a partire dai quattro interpreti dei giovani amanti coinvolti a loro insaputa nel sogno, nella commedia giocosa degli equivoci, Giulia Heathfield Di Renzi (Elena), Caterina Filograno (Ernia), Sebastian Luque Herrera (Demetrio), Alberto Marcello (Lisandro). Spassosissimi gli interpreti degli artigiani/attori: Cristiano Moioli (il muro), Johathan Lazzini (Leone) Giuseppe Aceto (Tisbe), Alberto Pirazzini (luna). Mi preme sottolineare, tra gli artigiani/attori le interpretazioni di Marco Mavaracchio, perfetta caricatura del regista macchietta che sta (o forse stava) nell'immaginario collettivo e soprattutto il simpaticissimo Bottom di Alfonso De Vreese, autoironico generosissimo sempre e, anche nel momento celebrativo degli applausi, un talento su cui puntare.

Mi è parsa assai felice l'intuizione di Chiodi di affidare la figura di Puck, esile folletto nella tradizione, all'imponente figura di Beatrice Verzotti (che interpreta anche Filostrato). Una donna a simbolo della fantasia e della creatività sia pure involontaria, bello! Se poi aggiungiamo la bravura e la spontaneità di Beatrice Verzotti la scelta registica è stata perfetta.

Infine un sincero elogio va anche, per la franca empatia in grado di esercitare sul pubblico, a Emilia Tiburzi una gradevole e importante presenza nei ruoli di bambina e fatina.

Adelio Rigamonti