CUORE PURO – Favola nera per camorra e pallone

02.03.2025

"CUORE PURO – Favola nera per camorra e pallone" di Roberto Saviano - visto al Filodrammatici il 25 febbraio - recensione di Fabia Caporizzi (nella foto Roberto Saviano)

Roberto Saviano
Roberto Saviano

CUORE PURO: LA PASSIONE DI TRE GIOVANI ANIME TRA CAMORRA E PALLONE 

Giocarea pallone per divertimento, per passione, per superarsi, per vincere, giocare per riscattarsi, per fuggire. Giocare per essere attori e non comparse di una vita che sembra già bloccata prima di diventare grandi.

Giocare per essere leoni e non prede, o almeno per trasformarsi in gazzelle agili e veloci che sfuggono ogni giorno a quello che sembra un destino segnato. Giocare per non pensare e con una palla diventare protagonisti di una piazza e poi di un quartiere.

Tre ragazzi Dario, Ciro e Giuseppe e una giovane madre, interpretata da Antonella Romano, portano sul palco il vissuto e il desiderio di migliaia di ragazzi, quello di trasformare il loro gioco preferito, il calcio, in professione che diventi anche una rivincita sociale. Ma la storia da fiaba si trasforma in favola nera per la presenza di un quinto attore, Tonino (Carlo Di Mare), che entra in scena come una serpe che promette doni avvelenati. Mentre i ragazzi corrono spensierati, si scartano e segnano in quelle reti improvvisate sognando i grandi stadi, totalmente immersi nella loro passione che li allontana almeno per qualche ora dalle vite faticose delle loro famiglie, nell'angolo c è un sedicente procuratore che li osserva e quando restano senza pallone, perché si è bucato, entra in azione promettendo di regalarne tanti e aggiungendo anche una paghetta in cambio della promessa di diventare vedette e avvertire quando arriva la polizia in quella piazza che non è solo il teatro del loro gioco innocente ma anche di altri giochi malavitosi.

Da quel momento in poi tutto diventa sempre più faticoso e la maglia sempre più stretta intorno ai doveri dei ragazzi. Uno di loro però, Dario, fin da subito cerca di sottrarsi a questa mansione e viene preso di mira da Tonino fino ad essere espulso totalmente dalla piazza quando per segnare un grande gol si dimentica del suo dovere di vedetta. Non potrà mai più tornare in quella piazza dove giocava fin da piccolo con gli altri due amici.

Quell'esclusione punitiva sarà la sua salvezza anche se in quel momento pare un dolore insuperabile non poter più giocare con i migliori amici. Poi sarà l'intera famiglia a trasferirsi a Parma e la sua vita prenderà una nuova forma in una squadra con un campo vero. Il suo destino non sarà segnato come quello degli altri due cuori puri che resteranno in quel quartiere di Napoli dove spesso i ragazzi vengono attratti dai soldi facili delle attività illegali. Cuore puro narra infatti anche di come il talento non basti se si nasce nel luogo sbagliato. Il cinico Tonino infatti sempre elegante in doppiopetto, da novello Mangiafuoco illude e si porta sulla sua strada come un pifferaio magico i più fragili Ciro e Giuseppe, interpretati da Emanuele Cangiano e da Francesco Ferrante (che abbiamo visto anche in Parthenope di Sorrentino). E l'epilogo è fatto di palloni sinistramente illuminati di rosso sangue che irrompono sulla scena piovendo dall'alto a chiudere la piece mentre gli unici in scena sono la madre affranta e Dario che si abbracciano.

In Cuore puro però la speranza c'è e il ritmo dello spettacolo ce la fa vivere tra una scena e l'altra, scadenzate dal movimento delle panche spostate dai ragazzi stessi - la scenografia è semplice ed efficacissima - e dal racconto della mamma di uno dei tre giovani, quello che sembra più sensibile ai richiami della malavita forse anche per l'assenza in famiglia di suo padre.

La giovane madre, voce della coscienza, fa di tutto per cercare di ammonire il ragazzo ma più lui cresce e meno potenti sono le sue armi.

Lo spettacolo è fatto di azione e narrazione e quello che si vive in ogni scena è proprio questo alternarsi tra speranza e blocco, tra movimento e stallo, tra gioco pulito e azioni fallose, per restare nel linguaggio calcistico, dove il racconto della madre funge a un tempo da cronista. arbitro e moviola. È lo sguardo fiero e disilluso di una donna che non si piega ma che è

consapevole dei passi che porteranno a segnare il destino del figlio. La speranza c'è sulla scena perché si tocca con mano il sogno nella piccola oasi di felicità quotidiana di quei tre aspiranti calciatori, proprio in quella piazza, e quei ragazzini sono gioiosi. attivi, risoluti. Hanno coraggio e purezza e si respira la loro allegria mentre provano a realizzare i loro sogni.

Il ragazzo che verrà espulso da Tonino è proprio quello che si farà prendere da una splendida azione, un'azione che gli ricorda quella di un campione vista in televisione. È a questo punto che inizia la seconda parte di questa favola che diventa sempre più cupa. I ragazzi rimasti diventeranno sempre più dipendenti dal denaro che Tonino elemosina, fino al giorno in cui "la strega chiederà a loro di portagli il cuore di Biancaneve". Sotto lo sguardo di quella madre simbolo della città e dell'impossibilita di proteggere i propri figli da quel male che li sovrasta come una piovra.

È lo stesso Saviano. autore del racconto da cui è tratto lo spettacolo, a dire che in Cuore Puro c'è qualcosa di diverso dalla rassegnazione: "Cuore Puro per me è una gioia semplice: è la gioia di una partita a pallone fatta per strada, da piccoli. E adesso che per strada a pallone non gioco più, mi piace rivivere quei momenti e restituirne la spensieratezza tutta infantile, la convinzione irrazionale che un giorno le cose possano cambiare, e non solo per noi stessi. Mi piace pensare che la mia terra, nonostante tutto, abbia ancora qualcosa da offrire".

Gli attori, sotto la regia di Mario Gelardi, che ci restituisce una narrazione intensa e viscerale, mettono in scena uno spettacolo che non lascia spazio a banalità e retorica e regala una riflessione sulla lotta per la libertà di ognuno. In un mondo dove ogni minuto puoi essere condotto a una scelta che nega la possibilità al sogno di diventare realtà.

Fabia Caporizzi